By Jhumpa Lahiri
Vorrei scrivere questo “review” en italiano.
Temo di aver dimenticato quasi tutto quello che ho imparato quando studiavo l'italiano e abitavo in Italia ma l'unica cosa che posso fare è provare di nuovo— studiando, leggendo libri, ascoltando podcasts, guardando film, viaggiando in Italia, etcetera.
In Altre Parole è pieno di metafore che mi hanno colpito. Ciò che ha fatto Jhumpa Lahiri con sua vita e con questo libro è un esempio di coraggio forte che mi ispira. A volte mi sento triste, pensando a tutto il tempo che ho perso in questi anni—durante la pandemia particolarmente—ma poi, imparo di esperienze come la sua, e ricordo che non è troppo tardi per riscoprire me stesso e di fare tutto che desidero.
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"Credo che ciò che può cambiare la vita esista sempre al di fuori di noi."
I believe that what can change our life is always outside of us.
(p. 42)
"Cosa significa una parola? E una vita? Mi pare, alla fine, la stessa cosa. Come una parola può avere tante dimensioni, tante sfumature, una tale complessità, così una persona, una vita. La lingua è lo specchio, la metafora principale. Perché in fondo il significato di una parola, così come quello di una persona, è qualcosa di smisurato, di ineffabile."
What does a word mean? And a life? In the end, it seems to me, the same thing. Just as a word can have many dimensions, many nuances, great complexity, so, too, can a person, a life. Language is the mirror, the principal metaphor. Because ultimately the meaning of a word, like that of a person, is boundless, ineffabile.
(p. 86)
(I read most of this book out loud to myself.)
"Perché mi interessa, da adulta, da scrittrice, questa nuova relazione con l'imperfezione? Cosa mi offre? Direi una chiarezza sbalorditiva, una consapevolezza più profonda di me stessa. L'imperfezione dà lo spunto all'invenzione, all'immaginazione, alla creatività. Stimola. Più mi sento imperfetta, più mi sento viva.
Why, as an adult, as a writer, am I interested in this new relationship with imperfection? What does it offer me? I would say a stunning clarity, a more profound self-awareness. Imperfection inspires invention, imagination, creativity. It stimulates. The more I feel imperfect, the more I feel alive.
(p. 112)
"Sono una scrittrice: mi identifico a fondo con la lingua, lavoro con essa. Eppure il muro mi tiene a distanza, mi separa. Il muro è qualcosa di inevitabile. Mi circonda ovonque vada, per cui mi chiedo se forse il muro non sia io.
Scrivo per rompere il muro, per esprimermi in modo puro. Quando scrivo non c'entra il mio aspetto, il mio nome. Vengo ascoltata senza essere vista, senza pregiudizi, senza filtro. Sono invisibile. Divento le mie parole, e le parole diventano me."
I'm a writer: I identify myself completely with language, I work with it. And yet the wall keeps me at a distance, separates me. The wall is inevitable. It surrounds me wherever I go, so that I wonder if perhaps the wall is me. I write in order to break down the wall, to express myself in a pure way. When I write, my appearance, my name have nothing to do with it. I am heard without being seen, without prejudices, without a filter. I am invisible. I become my words, and the words become me.
(p. 142)
On Italian, English and Bengalese in her life:
"Penso che questo triangolo sia una specie di cornice. E che questa cornice contenga il mio autoritratto. La cornice mi definisce, ma cosa contiene?
Per tutta la mia vita ho volute vedere, dentro la cornice, qualcosa di specifico. Volevo che dentro la cornice ci fosse uno specchio capace di riflettere un'immagine precisa, nitida. Volevo vedere una persona integra anziché frammentata. Ma questa persona non c'era. Per colpa della mia doppia identità vedevo solo oscillazione, distorsione, dissimulazione. Vedevo qualcosa di ibrido, di sfocato, di sempre confuso.
Penso che non poter vedere un'immagine specifica dentro la cornice sia il rovello della mia vita. L'assenza dell'immagine che cercavo mi pesa. Ho paura che lo specchio non rifletta altro che un vuoto, che non rifletta nulla.
Vengo da questo vuoto, da questa incertezza. Credo che il vuota sia la mia origine e anche il mio destino. Da questo vuoto, da tutta questa incertezza, viene l'impulso creativo. L'impulso di riempire la cornice."
I think that this triangle is a kind of frame. And that the frame contains my self-portrait. The frame defines me, but what does it contain?
All my life I wanted to see, in the frame, something specific. I wanted a mirror to exist inside the frame that would reflect a precise, sharp image. I wanted to see a whole person, not a fragmented one. But that person wasn't there. Because of my double identity I saw only fluctuation, distortion, dissimulation. I saw something hybrid, out of focus, always jumbled.
I think that not being able to see a specific image in the fame is the torment of my life. The absence of the image I was seeking distresses me. I'm afraid that the mirror reflects only a void, that it reflects nothing.
I come from that void, from that uncertainty. I think that the void is my origin and also my destiny. From that void, from all that uncertainty, comes the creative impulse.
The impulse to fill the frame.
(p. 157)
"Credo che il potere dell'arte sia il potere di svegliarci, di colpirci fino in fondo, di cambiarci. Cosa cerchiamo leggendo un romanzo, guardando un film, ascoltando un brano di musica? Cerchiamo qualcosa che ci sposti, di cui non eravamo consapevoli, prima. Vogliamo trasformaci, così come il capolavoro di Ovidio ha trasformato me."
I think that the power of art is the power to wake us up, strike us to our depths, change us. What are we searching for when we read a novel, see a film, listen to a piece of music? We are searching, through a work of art, for something that alters us, that we weren't aware of before. We want to transform ourselves, just as Ovid's masterwork transformed me.
I think that the power of art is the power to wake us up, strike us to our depths, change us. What are we searching for when we read a novel, see a film, listen to a piece of music? We are searching, through a work of art, for something that alters us, that we weren't aware of before. We want to transform ourselves, just as Ovid's masterwork transformed me.
(p. 170)
"Si protrebbe dire che il meccanismo metamorfico sia l'unico elemento della vita che non cambia mai. Il percorso di ogni individuo, di ogni Paese, di ogni epoca storica, dell'universo intero e tutto ciò che contiene, non è altro che una serie di mutamenti, a volte sottili, a volte profondi, senza i quali resteremmo fermi. I momenti di transizione, in cui qualcosa si tramuta, costituiscono la spina dorsale di tutti noi. Che siano una salvezza o una perdita, sono i momenti che tendiamo a ricordare. Danno un'ossatura alla nostra esistenza. Quasi tutto il resto è oblio."
One could say that the mechanism of metamorphosis is the only element of life that never changes. The journey of every individual, every country, every historical epoch, of the entire universe and all it contains, is nothing but a series of changes, at times subtle, at times deep, without which we would stand still. The moment of transition, in which something changes, constitute the backbone of all of us. Whether they are a salvation or a loss, they are moments we tend to remember. They give a structure to our existence. Almost all the rest is oblivion.
(p. 171)
"Credevo, quando ho cominciato a scrivere, che fosse più virtuoso parlare degli altri. Temevo che la materia autobiografica fosse di minor valore creativo, perfino una forma di pigrizia da parte mia. Temevo che fosse egocentrico raccontare le proprie esperienze.
In questo libro io sono, per la prima volta, la protagonista. Non c'è nemmeno un pizzico di un altro. Appaio sulle pagine in prima persona, e parlo francamente di me stessa. Un po' come la serie di Nudi Blu di Matisse, figure femminili tagliate, raggruppate, mi sento spoglia in questo libro, appicciata ad una nuova lingua, disgregata."
When I began to write, I thought that it was more virtuous to talk about others. I was afraid that autobiographical material was of less creative value, even a form of laziness on my part. I was afraid that it was egocentric to relate one's own experiences. In this book I am the protagonist for the first time. There is not even a hint of another. I appear on the page in the first person, and speak frankly about myself. A little like Matisse's "Blue Nudes," groups of cutout, reassembled female figures, I feel naked in this book, pasted to a new language, disjointed.
(p. 214)